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(dis)Regolazione Emotiva
Cosa vuol dire disregolarsi?
 
Disregolarsi vuol dire provare un’emozione con un’intensità tale da andare oltre la tollerabilità e le capacità di regolarla: in termini tecnici, uscire dalla finestra di tolleranza. 
 



La finestra di tolleranza. Quando si è molto piccoli si impara, con l’aiuto dei genitori e delle figure di riferimento, a gestire diverse emozioni, con specifiche intensità. 
 
Immaginiamo di avere una scala di intensità che va da 0 (=emozione assente) a 10 (=massima intensità dell’emozione). Man mano che si fa esperienza di situazioni in cui si prova quella specifica emozione, si creano occasioni per imparare a gestirla. Così, mentre un neonato può mostrare tolleranza ad un’intensità pari a 1, nel corso dello sviluppo questa tolleranza aumenta, e si arriva all’età adulta che si è in grado di tollerare e gestire emozioni anche ad alta intensità (es. intensità 7 o 8).
 
 
 
Il sistema di allarme. È gestito dalla parte del cervello più antica. Fa capo ad un complesso sistema di monitoraggio, che se necessario, può generare reazioni immediate, che sono apprese con l’esperienza, da modelli di riferimento. Queste reazioni permettono di allontanarsi o affrontare ciò che ha attivato l’allarme: reazioni di fuga e attacco. Quando un’emozione è troppo intensa e si esce dalla finestra di tolleranza, il sistema va in allarme e risponde attaccando e/o fuggendo. 
 
Esempi di fuga. Andare in camera e sbattere la porta, uscire a fare una passeggiata.
 
Esempi di attacco. Urlare, lanciare oggetti, protestare e opporsi.



 
 
Regolare un’emozione. Quando un’emozione è troppo intensa per essere tollerata, il cervello mette in atto delle strategie per ridurne l’intensità e renderla, quindi, tollerabile e gestibile.
 
Strategie funzionali: regolano l’intensità delle emozione, permettono di elaborare l’accaduto e di trovare soluzioni sostenibili ed efficaci per la persona.
 
Es. Il sistema di allarme riconosce una situazione non sicura (es. resto da solo nel parcheggio) --> aumenta l’intensità delle emozioni (paura, abbandono) --> utilizzo una strategia regolativa (es. respiro e penso a cosa devo fare per raggiungere un posto dove sentirmi al sicuro).
 
Es. Il sistema di allarme riconosce una situazione non sicura (es. devo svolgere un compito) --> aumenta l’intensità delle emozioni (paura, insicurezza) --> utilizzo una strategia regolativa (es. respiro e provo a leggere cosa mi chiede il compito, parto dagli esercizi in cui sono più sicuro).
 
Strategie disfunzionali: portano alla disregolazione del comportamento.
 
 
È normale alla sua età, giusto?  
Mi dica lei, con tutto quello che le ho raccontato se non è normale che poi perda il controllo!?
 
Spesso, comportamenti che sembrano “normali”, sono in realtà dei campanelli d’allarme o dei veri e propri episodi di disregolazione emotiva. 
Questi comportamenti sono diffusi, e per questo motivo tendono a ricadere nella categoria “normale” o comunque tra ciò che è “possibile” che accada. Invece sono dei segnali importanti, soprattutto se frequenti!
 
Alcuni esempi di..
 
Comportamenti DISregolati. 
 
La disregolazione “verso l’alto”. Porta ad un’iperattivazione del cervello: il comportamento è estremamente reattivo, il controllo razionale/cognitivo è debole o assente, non è valutata l’efficacia di molte delle azioni intraprese e le loro conseguenze.
La disregolazione “verso il basso”. Determina un’ipoattivazione del cervello: contrastare una richiesta o un comportamento diventa estremamente faticoso o impossibile, il corpo sembra volersi spegnere, è difficile pensare a come comportarsi o quali saranno le conseguenze.
 
  • Compiere ripetutamente delle azioni. C’è una forte convinzione che i comportamenti agiti calmeranno lo stato di attivazione vissuto, se ripetuti un tot di volte, in una certa sequenza e/o con specifiche modalità.

  • Abbuffarsi o deprivarsi dal cibo. Mangiare oltre la sazietà, fuori dai pasti. In alcuni casi, all’abbuffata seguono comportamenti di compensazione (autoinduzione del vomito, uso di lassativi). La deprivazione, al contrario, è caratterizzata dall’assunzione di cibi in quantità nettamente inferiore al fabbisogno, senza garantire il giusto apporto di nutrienti, con annessi stati di spossatezza e debolezza.

  • Pianto inconsolabile. Caratterizzato dall’impossibilità di interrompersi, singhiozzi accentuati che limitano la respirazione, possibile senso di vertigine e/o nausea, rigidità muscolare e movimenti a scatti. Al termine, si prova una sensazione di estrema stanchezza.

  • Ignorare. È una forma di protesta passiva, che genera frustrazione nell’altro, e tendenzialmente porta a un’escalation di tensione che sfocia in comportamenti di attacco o di fuga.

  • Aggredire. La persona diventa estremamente reattiva nel suo agire, può risultare esagerata agli occhi degli altri. L’aggressione è causata dall’aspettativa di doversi comunque difendere; viene quindi anticipato il contrattacco. Può esserci aggressività fisica e/o verbale.

  • Mettersi in pericolo. Comportamenti tipici possono essere: tagliarsi, andare troppo veloce in auto, accettare partner sessuali maltrattanti, assumere sostanze pericolose.

  • Accondiscendere passivamente. Non si ha la possibilità né di attaccare, né di fuggire. Questo comportamento è caratterizzato dall’immobilità, dei pensieri e delle azioni, e dalla rassegnazione. Talvolta la persona si convince che è ciò che si merita, come se dovesse espiare una colpa.

  • Auto-esiliarsi. Caratterizzato da una chiusura verso il mondo esterno, con il quale si interrompe ogni comunicazione. La sensazione e di non poter far nulla per migliorare le cose, e che la situazione possa solo peggiorare. La persona si sente senza forze e senza iniziativa. Talvolta può essere faticoso e complesso dedicarsi anche ai propri bisogni primari.