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La Dipendenza Affettiva
Ti presento “VUOTO” – il segnalatore dei bisogni


Chi è “Vuoto”?

“Vuoto” e colui che fa fare pensieri come “mai nessuno si preoccupa di me, nessuno mi ama”, “quello che faccio non è mai abbastanza”, “se finisce sempre così allora sono io il problema”, “nessuno mi vuole”, ..

“Vuoto” è una sensazione di mancanza, solitudine, abbandono.. è incorporato, nel profondo della persona.. nello stomaco, nel petto. È un vortice che si stringe sempre di più, una nube che annebbia i pensieri, una tempesta che scombussola tutto dall’interno.

“Vuoto” di solito è presente da molto tempo, spesso dall’infanzia, e negli anni non ha fatto che crescere, andare più in profondità, diventare più forte e doloroso. D’altronde, non fosse doloroso, sarebbe difficile accorgersi della sua presenza e del suo grido di aiuto.

Cosa ha creato “Vuoto”?

“Vuoto” nasce in relazioni ‘distratte’ da altre sofferenze.  Questa ‘distrazione’ non permette di sentire il richiamo di aiuto e fa sentire a “Vuoto” sempre più la mancanza di affetto.  

L’affetto a volte arriva, ma in modo intermittente; oppure, l’attenzione ricevuta è a sua volta un grido di aiuto, mascherato da qualche gesto di affetto, che però lascia in “Vuoto” la sensazione di aver dato, piuttosto che aver ricevuto.

Cosa si fa con “Vuoto”?

Si prova a riempire, per farlo calmare.

Si cerca una persona capace di “guarire” il dolore profondo che “Vuoto” evidenzia e rappresenta.

Portarsi dentro “Vuoto” fa soffrire molto; quindi, capita di non concentrarsi troppo sulla scelta della persona, ma sulla presenza di una persona e di un po’ della sua attenzione.

Ma “Vuoto” ormai è grande e profondo e quindi ha bisogno di molte attenzioni, di molto affetto. Dopo ogni piccola attenzione passa sempre meno tempo prima di aver bisogno di averne ancora, fino a che diventa un pensiero fisso.

Per far sì che l’altra persona elargisca la sua dose di attenzione, si iniziano a fare delle cose per mantenerla vicina e ad accettare alcuni “difettucci” che man mano emergono nella conoscenza.

Si è creata una dipendenza.

L’oggetto della dipendenza non è una sostanza esterna, ma un gesto, un comportamento, di cui si sente di avere un estremo bisogno!! Sembra essere l’unica cura per la sofferenza che arriva da “Vuoto”. Bisogna ottenere un po’ di affetto.. a qualsiasi prezzo!?

“Vuoto” non può smettere di ricevere affetto, la paura di perdere la vicinanza dell’altro aumenta..

“Se perdo te cosa farò

Io non so più restare sola

Ti cercherò e piangerò

Come un bambino che ha paura”

P. Pravo


Io non mi sento dipendente, se qualcuno non mi va più chiudo, tanto è pieno, ne trovo subito un altro.

La dipendenza affettiva non è necessariamente connessa ad una persona, ma è legata a gesti e comportamenti che una persona mette in atto e che rispondono ai bisogni del proprio “Vuoto”.

Io sono sola da tantissimo tempo, come posso essere una dipendente affettiva?

A volte capita che le relazioni precedenti abbiano fatto stare talmente male, che si alza un muro. Questo muro difende da chiunque abbia cattive intenzioni, ma crea una distanza anche da tutto il resto. Il bisogno di affetto e la sua ricerca non diminuiscono.

Il mio “Vuoto” dev’essere molto sensibile, si lamenta per qualsiasi cosa!

Quando si sono vissute grosse e continue mancanze, si diventa reattivi a tutta una serie di situazioni relazionale, anche molto diverse tra loro. Il dolore di fondo però è sempre lo stesso: “Vuoto” segnala che c’è stata e c’è una mancanza.

 

Letture consigliate:

  • La principessa che aveva fame d’amore – M.C. Gritti
  • La verità è che non gli piaci abbastanza – G. Behrendt e L. Tuccillo
  • Donne che mangiano troppo – R. Gockel
  • Un pensiero al giorno – R. Norwood
  • Donne che amano troppo – R. Norwood

 

 
Rif. a “Vuoto” da: “La principessa che aveva fame d’amore”, Maria Chiara Gritti