Spesso le motivazioni e i bisogni percepiti che spingono un
genitore a chiedere un aiuto per l’adolescente sono discordanti, almeno in
parte, con le motivazioni e i bisogni del figlio/a.
Questo accade perché la richiesta del genitore, oltre ad essere
espressione di una preoccupazione, è anche portatrice di una difficoltà
educativa, che nulla ha a che fare con l’adolescente.
L’adolescenza è un periodo di scontri e tentativi di separazione,
mossi da un’esigenza sempre più forte di autonomia. Il genitore non si sente
più ascoltato ed è spesso rifiutato: è normale quindi chiedersi cosa sia
cambiato, perché le strategie educative utilizzate fino a quel momento non vadano
più bene, perché la relazione sia cambiata.
Tutto questo è normale! È però necessario (e non semplice), per
motivare l’adolescente ad accettare un supporto, differenziare bene i propri
bisogni di genitore, dai suoi!

Come suggerire a un adolescente uno spazio di ascolto?
Cos’è uno spazio di ascolto e perché può essere utile? È uno
spazio personale, sicuro, in cui è possibile esprimere le proprie opinioni
senza essere giudicati. È uno spazio flessibile, gli obiettivi possono essere
vari e possono cambiare. Il terapeuta può diventare un mediatore nella
relazione con i genitori (apertura dello spazio ai genitori), o una figura con
cui confrontarsi su tematiche che con mamma e/o papà non si riescono a
discutere.
Il patto con l’adolescente e i genitori.
Questo patto è fondamentale alla buona riuscita della presa in
carico di un adolescente. Il patto consiste nell’offrire all’adolescente:
- Uno spazio per sé, dove può raccontare ciò che vuole, sotto
segreto professionale,
- Il terapeuta violerà questo segreto solo in caso di grave pericolo
per l’adolescente o per altre persone,
- Diversamente, ci fossero punti importanti da condividere con il
genitore, questo verrebbe esplicitato e motivato, ma è sempre l’adolescente a
valutare insieme al terapeuta quando si sente pronto,
- Ogni qual volta lo ritenga necessario, l’adolescente può portare
un nuovo tema di discussione, anche se non era previsto.
Il patto è condiviso in prima seduta, in presenza dei genitori e
dev’essere accettato da tutti.