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Adulti Autistici
Cosa succede dopo la scuola superiore?
Progettare il proprio futuro non è immediato: pensare, concordare e sviluppare un progetto nei tempi giusti.


La maggior parte delle persone durante la scuola superiore inizia a progettare e pensare il proprio futuro. In questo periodo emergono anche interessi e inclinazioni personali che fanno da bussola a questa ricerca. Durante l’adolescenza si consolidano le competenze e si costruisce, esperienza dopo esperienza, la propria identità.

L’adulto autistico passa in queste fasi, anche se con maggiori difficoltà. Perché?

Spesso altre persone si sostituiscono a lui/lei nelle scelte. Inoltre, la formazione di un’identità che tenga insieme l’essere autistico, l’essere adolescente e le richieste di adattamento al contesto sociale (meno intuitive e sostenibili per chi è neurodiverso) non è affatto semplice!


IN QUALE DIREZIONE: gli obiettivi.

La base di partenza per definire gli obiettivi, a breve, medio e lungo termine sono i bisogni della persona. Ogni contesto evidenzia delle necessità che possono essere soddisfatte dalla persona stessa, in autonomia, o tramite supporti e aiuti specifici.

Non ci sono obiettivi che vanno bene per tutti! È fondamentale riconoscere la persona come individuo e garantire quote di libero arbitrio. È quindi indispensabile concordare gli obiettivi con la persona interessata.

Un altro aspetto fondamentale riguarda adeguare l’obiettivo alle abilità e competenze personali, tenendo conto anche della motivazione e delle possibilità di apprendimento di nuove competenze.

Questo discorso, ovviamente, non vale solo per gli autistici!! Essendoci una diversità, cambiano e si adattano gli strumenti e le strategie utilizzate per il raggiungimento degli obiettivi.

Infine, una volta concordati e definiti bisogni e obiettivi e modalità per raggiungerli, si stabiliscono delle priorità!

 

QUANDO: la durata dei preparativi.

Definiti gli obiettivi è necessario valutare cosa serve per raggiungerli: cosa già abbiamo e cosa manca.

Tutto ciò che non è ancora disponibile (abilità, supporti, ecc.)

va costruito e preparato con anticipo!



COME: cosa serve per progettare..

La persona.

-          Consapevolezza di sé: chi sono io?

-          Consapevolezza delle diversità e similitudini tra sé e l’altro: relazioni significative o critiche

-          Consapevolezza dei diritti e degli obblighi/vincoli

-          Autonomie personali, domestiche, urbane, amministrative: cosa so fare?

-          Potenziale di apprendimento: cosa posso imparare e in quanto tempo?

-          Interessi: c’è qualcosa che mi piace fare che può diventare parte del mio lavoro e/o della mia quotidianità?

-          Possibilità di adattamento e adeguamento: è sostenibile per me accettare questo compromesso?

-          Risorse e criticità

La famiglia

-          Necessità di intervenire: sento di poter lasciare libertà o di dovermi sostituire?

-          Consapevolezza dei bisogni e delle diversità della persona

-          Flessibilità e disponibilità della rete famigliare: chi e come mi può aiutare?

-          Capacità di adattamento e possibilità di adeguamento

-          Aspettative e credenze: quello che mi immagino è sostenibile nella realtà e rispecchia i bisogni della persona?

-          Relazione con la persona

-          Risorse e criticità

La rete allargata

-          Disponibilità alla cooperazione e al confronto

-          Flessibilità e capacità di adattamento

-          Capacità di analisi e verifica degli obiettivi: sono adeguati, sostenibili e raggiungibili?

-          Capacità di valutazione della sostenibilità delle richieste

-          Valutazione delle aree in cui non è necessario sostituirsi o intervenire

-          Relazioni con la persona e la sua famiglia

-          Risorse e criticità


Ma posso farglielo fare da solo/a?

Le domande corrette sono: lo sa fare da solo? E se non lo sa fare, può imparare a farlo da solo? Cosa gli serve per farlo da solo?

Come faccio a farmi passare la rabbia?

È necessario capire cosa la provoca, per poi valutare comportamenti alternativi sostenibili. Inoltre, la rabbia potrebbe segnalare che la persona si trova ad esempio in una situazione di ingiustizia, quindi vanno definite delle regole attraverso le quali si può verificare se si sono interpretate correttamente le intenzioni dell’altro e, se necessario, tutelarsi.

Bisogna lavorare su tante cose prima che lo possa fare da solo.

È vero, non si possono chiedere troppe cose assieme ad una persona, ma si possono definire dei sotto-obiettivi che permettano di acquisire più velocemente una competenza, grazie all’esperienza.

Voglio andarci da solo, perché mi devono stare addosso?

Il primo step è capire quali sono i requisiti minimi che servono per fare quell’attività: in termini di età, conoscenze, competenze, risorse economiche, ecc. Il secondo step è un confronto tra la situazione attuale e i requisiti minimi. Se questi sono presenti allora è possibile svolgere l’attività in autonomia; al più si potranno apprendere tramite quell’esperienza nuove abilità che completano quella specifica competenza. Se non ci sono i requisiti minimi, il terzo step prevede concordare tempi e modi per raggiungerli, se possibile.

Le cose sul sesso non serve spiegarle vero?

Si che serve!! L’educazione all’affettività e alla sessualità guida la conoscenza di se stessi e di sé con l’altro. Tutte le persone dovrebbero riceverla! Ogni persona poi vivrà la sua sessualità a modo suo.