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Condizioni di Sofferenza Psicologica

La Profondità dell’Autismo e il Deficit Cognitivo, il Disturbo Ossessivo Compulsivo e il Trauma.



Una persona autistica cresce in un ambiente molto complesso da gestire, che spesso non tiene conto delle esigenze neurobiologiche della neurodiversità.

I modelli autistici spesso sono assenti, così come la possibilità di costruire una consapevolezza e un’identità autistica, o la possibilità di apprendere precocemente strategie sostenibili per la persona.

Nel corso dello sviluppo e successivamente in età adulta, possono manifestarsi gli effetti sulla salute psicologica. 

Molte persone imparano e utilizzano di strategie non funzionali, apprese in modo maldestro e necessarie alla “sopravvivenza”.

Queste strategie e i conseguenti comportamenti possono portare la persona ad essere etichettata in modo negativo a livello sociale. Come conseguenza può generarsi un loop di azioni-risposte, che conferma i pregiudizi con i quali la persona è stata etichettata.

Il mancato riconoscimento dei propri bisogni e necessità, della propria identità e libertà/possibilità di scelta e progettualità possono portare allo sviluppo di condizioni di sofferenza psicologica.


L’obiettivo primario è prevenire lo sviluppo di preoccupazioni o sofferenze profonde. L’autismo è una condizione che espone a rischi maggiori rispetto ad altre; questo perché la sensibilizzazione rispetto alla neurodiversità procede ancora troppo lentamente e gli aiuti atti a prevenire un malessere psicologico sono pochi o assenti.

La persona autistica che presenta co-occorrenze, dovrebbe essere supportata nel differenziare ciò che è parte della sua condizione, dal deficit e/o disturbo di cui presenta la sintomatologia.


La Profondità dell’Autismo e il Deficit Cognitivo.

Il termine “profondità” fa riferimento a processi di sistematizzazione che attuano un’iper-scomposizione dell’informazione percepita, che risulta frammentata. Il potenziale cognitivo può supportare l’integrazione di queste informazioni e la percezione di un intero; questa operazione potrebbe costare molte energie per essere gestita.

In presenza di un deficit cognitivo, l’integrazione delle informazioni sistematizzare ad un tale livello di profondità potrebbe essere impossibile.


Il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC).

Le ossessioni sono pensieri, immagini, “filmati” mentali, o impulsi che affiorano alla mente in modo intrusivo e sono percepiti come fastidiosi e “prepotenti”.

La maggior parte delle volte, le ossessioni sono causa di forte ansia.

Le compulsioni sono comportamenti ripetitivi (es. lavarsi, controllare, ordinare) o azioni mentali (es. contare, sforzarsi di fare pensieri diversi), messi in atto per ridurre l’ansia e il senso di disagio provocati dalle ossessioni.

Differenziare quelle che sono caratteristiche proprie della persona autistica dal DOC!

Il DOC deve NECESSARIAMENTE essere distinto dall’hunting autistico e dagli interessi particolari della persona. Bisogna, inoltre, tenere conto delle caratteristiche proprie della condizione autistica, come la difficoltà di differenziazione tra sé e l’altro e le difficoltà di interpretazione di alcune situazioni sociali complesse (competenze che possono essere apprese).


Il Trauma.

Il trauma è una situazione singola o ripetuta in cui la persona vive un forte stress emotivo. I ricordi relativi ad una situazione traumatica sono immagazzinati in modo disfunzionale e non vengono elaborati.

Il ricordo traumatico rimane “congelato” nella memoria e la persona può rivivere la situazione come se si trovasse ancora in quel passato.

La mente autistica ha una maggiore sensibilità agli stimoli (assenza di filtro sensoriale), che generano uno stress maggiore a livello delle amigdale (centro della risposta emotiva). Queste strutture, inoltre, sono di maggiori dimensioni nel cervello autistico, quindi contengono un maggior numero di neuroni: la risposta emotiva è molto più intensa!

Vissuti.

Una persona traumatizzata ha vissuto.. Bullismo/Mobbing e Discriminazione. Comportamenti e/o interessi atipici rispetto alla media, spesso espongono la persona a prese in giro e/o all’isolamento: i coetanei possono essere spaventati da ciò che non comprendono e quindi attaccare il/la compagno/a o collega autistico/a. Nei gruppi dei più giovani, si osservano anche azioni volte a provocare l’innesco di comportamenti problema, non funzionali, per i quali ovviamente subirà le conseguenze la persona che è “esplosa” (e purtroppo spesso lui/lei soltanto).

Una persona traumatizzata ha vissuto.. Abusi e Violenze. Le diverse esigenze relazionali e la difficoltà di interpretazione dei segnali e delle intenzioni altrui, possono esporre la persona autistica ad abusi e violenze sessuali e/o psicologiche. Una persona autistica, troppo spesso, è considerata totalmente incapace di prendere qualsiasi tipo di decisione, chi le sta vicino solitamente tende a sostituirsi, limitandone, così, libertà di scelta e non tenendo in considerazione la volontà e la progettualità personale. Insulti e minacce sono utilizzati senza conoscere l’angoscia e la paura che questi possono causare se intesi in modo letterale. Altre persone, invece, potrebbero trovarsi in ambienti sovra stimolanti, che non possono evitare (ad es. il luogo di lavoro). Sovra stimolazione che, talvolta, diventa impossibile da sopportare (abbandono dell’attività, lavorativa o ludica che sia) o fisicamente doloroso da sostenere. 

 

Spesso la traumatizzazione è legata alla mancanza di conoscenza di chi accoglie la persona autistica.

La rete può fare molto per promuovere e supportare la progettualità della persona e la collaborazione di chi è in relazione con lei/lui.


Cercare continuamente informazioni e riviste specialistiche su un argomento specifico è una compulsione o è un meccanismo di aggancio all’interesse?

Dipende cosa muove la ricerca. Se sono spaventato dalla possibilità di contrarre delle malattie potrei avere la necessità di informarmi in modo compulsivo su tutte le malattie contraibili, parlarne con gli altri può rassicurarmi se confermano ciò che ho letto e sentito; se invece la medicina è un mondo che mi affascina, questa ricerca potrebbe darmi un senso di benessere e soddisfazione, parlarne con gli altri genera una sensazione di autosoddisfazione e realizzazione personale. Le due cose possono coesistere, ma è comunque doveroso differenziarle e capire insieme in che sequenza temporale questi comportamenti si sono sviluppati e resi necessari.

Parla spesso ad alta voce e da solo!

Alcune persone commentano o si raccontano ad alta voce ciò che “vedono” nella loro mente. Questa modalità serve anche a rallentare il pensiero e a regolare gli stati ansiosi connessi a questo.

Racconta bugie, dicendo che gli altri lo offendono o insultano.

Fare intenzionalmente questo tipo di pensiero a volte è davvero complicato o impossibile per la mente autistica. Spesso capita, però, che i pensieri negativi che la persona fa su di sé (connessi anche a veri episodi del passato in cui si è stati offesi o insultati) vengano attribuiti all’altro. Questo accade a causa delle difficoltà di differenziazione tra i propri stati mentali e quelli altrui, della diversa gestione delle memorie e della loro collocazione nel tempo e/o alla incompleta (o scorretta) interpretazione dei segnali non verbali e ambientali.
 

Ho provato a spiegargli che non deve arrabbiarsi, ho usato anche le faccine. 

La faccina, lo smile o l'emoticon non sono rappresentativi di un volto umano per la mente autistica. Inoltre, se l’autismo è profondo, i vari componenti dell’immagine potrebbero essere percepiti come distinti tra di loro e non compreso il senso di ciò che viene presentato: questo spesso determina risposte emotive di frustrazione e ansia, che vanno a sommarsi a quelle causate dall'impossibilità di comprendere cosa sta accadendo nell'ambiente in quel momento.