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Non voglio troppo tempo per me!
  


Cosa vuol dire avere troppo tempo per sé?
Per alcuni significa annoiarsi.


Sappiamo che il tempo è relativo. Quando il tempo passa velocemente lo percepiamo come tempo piacevole o soddisfacente. Quando invece non passa proprio, la percezione è di sgradevolezza. Queste due posizioni possono essere riassunte in frenesia e noia.
 
La sensazione di noia può far avvertire il vuoto interiore, una sensazione di mancanza e insoddisfazione. Quando il vuoto diventa insopportabile si tende a riempirlo: cibo, varia attività in cui buttarsi a capofitto. Un po’ le sensazioni spiacevoli si placano, anche se la frenesia causa molto stress!
 
Per equilibrare lo sforzo e lo stress, si ricerca la soddisfazione del rendimento: quante più attività si riescono a fare in un certo intervallo di tempo, maggiore sarà la percezione di rendimento. Questo, in una certa misura, fa sentire ripagati ed è il segnale che permette di concedersi un po’ di relax.
 
 
 
Da piccole le persone sopra descritte vivevano in case dove regnava il principio: <Prima il dovere, poi il piacere>.
 
Sono persone che anche se vorrebbero mollare, rilassarsi e fare niente, non possono. Mettere davanti il piacere vorrebbe dire deludere quel principio originario, deludere le aspettative e non essere perciò degno di amore e valore.
 
Sottostare a questo modello significa: non poter dire di “no”. Ogni richiesta esplicita o implicita, è vissuta come un dovere. E i bisogni degli altri vengono sempre prima dei propri. 
 
Hai un problema? Ti aiuto subito. Hai bisogno di aiuto? Sono a disposizione.
Non riesci a finire il tuo lavoro? Non c’è problema, ci penso io.
Non importa se non mi va e se non ne ho voglia, non riesco a dire di no!
 
Questo sacrificio però genera l’aspettativa di un credito. Solitamente un credito affettivo.
 
Ho messo i tuoi bisogni davanti ai miei: tu mi dimostrerai che lo apprezzi, mostrerai gratitudine e mi darai affetto. 
 
Se questa aspettativa viene delusa, la sensazione di vuoto torna a farsi sentire, insieme alla frustrazione.
 
Sono persone che faticano a chiedere aiuto. Se lo chiedono si sentono in debito. È un continuo dover pareggiare. Se mentre si stanno sdebitando viene chiesto loro qualcosa in più si sentono traditi: sentono che l’altro se ne sta approfittando.
 
Sono persone che scelgono impulsivamente cosa fare o aumentano continuamente la posta in gioco dei loro obiettivi: tutto per non fermarsi, per non trovarsi ad avere a che fare con il vuoto.
 
Come si riempie il vuoto?
  • Mangiando e sfidando il senso di colpa, provando a controllarsi i giorni dopo o facendo ginnastica a dismisura
  • Programmando mentalmente ciò che si dovrà fare, per avere meno spazi liberi (di noia/relax) possibili
  • Facendo qualcosa per gli altri, in attesa che arrivi il proprio turno